Silvia Ziche e Lucrezia per la consapevolezza sull’autismo

Silvia Ziche e Lucrezia per la consapevolezza sull’autismo

La fumettista e illustratrice Silvia Ziche è conosciuta per il suo personaggio Lucrezia, donna irriverente e senza peli sulla lingua protagonista di “La Vita Secondo Lucrezia” sul magazine Donna Moderna. Ma Silvia inizia la sua carriera di fumettista sognando il mondo Disney e a quei personaggi che ama ci arriverà più tardi, illustrando i mitici Topolino per i quali da il suo umorismo e la sua verve anche nelle sceneggiature.
Dice così dei personaggi Disney che disegna: “Sono vivi dentro di me. Li vedo muoversi, agire. Quando penso le storie, mi sembra che siano loro a dirmi cosa vogliono fare.

Prima di approdare a Topolino, Silvia Ziche collabora con la rivista fumettistica Linus, con ComixSmemoranda e Cuore. Il suo talento viene fuori con Alice a quel paese, storia a fumetti che racconta in modo comico il suo approccio con la realtà lavorativa milanese. E, dopo Alice, arriva Lucrezia.
Lucrezia è una donna di oggi, sfacciata ma anche di grande ironia, che racconta quel ogni donna vive: passioni amorose, ex fidanzati scomodi, rapporti con le amiche e l’arduo compito di far conciliare vita lavorativa e vita privata.

Silvia è una fumettista, un’artista che presta la sua arte al sociale. Ultimamente, infatti, ha illustrato una T-shirt presente su Worth Wearing per l’Associazione l’Emozione non ha voce.

Protagonista della T-shirt è Lucrezia con il suo immancabile amico a quattro zampe.
Abbiamo fatto a Silvia qualche domanda sulla collaborazione, su Lucrezia e sull’autismo, malattia per la quale c’è sempre più consapevolezza.

Silvia, grazie di aver accettato il nostro invito. Da Linus a Smemoranda e poi Topolino ma anche tanti premi. Cosa si prova a raccontare diverse generazioni con il fumetto?
Più che le generazioni, racconto storie. Se le generazioni si cominciano a sommare, è solo perché appartengo allo scorso millennio. E questo mi consente uno sguardo un po’ disincantato e alieno sul mondo attuale. Mi guardo intorno, cerco spunti, idee. Li metto insieme. Cerco di raccontare delle storie divertenti, che facciano sorridere. A volte, anche sorridere un po’ amaro, magari sentendosi presi in castagna (è il caso, credo, delle vignette di Lucrezia). Insomma, cerco la parte divertente delle cose, anche quando è molto difficile trovarla.

La T-shirt che ha disegnato per L’Emozione non ha voce Onlus è molto bella. Ci racconta com’è nata l’idea?
Il loro logo è molto bello, molto evocativo. L’ho usato, modificandolo leggermente e inserendo una Lucrezia sorridente, per rafforzare il significato che già aveva.

Aveva già lavorato per associazioni o onlus illustrando altri progetti?
Sì, è capitato. Se posso dare una mano, con il disegno, lo faccio volentieri.

Il suo personaggio, Lucrezia, è una donna divertente, irriverente e senza peli sulla lingua. Cosa direbbe a chi non ha consapevolezza dell’autismo ma invece si fida dei falsi miti in materia?
Direbbe che, se siamo dotati di un cervello, qualche volta bisognerebbe usarlo per farsi un’idea propria delle cose. Basta guardare negli occhi le persone che hanno un ragazzo autistico in famiglia, o che comunque assistono una persona non autonoma. Si vedono la fatica, l’enorme costo affettivo (e, purtroppo, anche economico), che problemi di questo tipo portano. Però si vedono anche l’energia, l’amore, la testardaggine e la creatività con cui affrontano i problemi. Una volta fatto questo, e dopo essersi baciati i gomiti se la sorte con noi è stata gentile, è d’obbligo dare una mano. E cercare in tutti i modi di agevolare la vita delle persone meno fortunate di noi.

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