05 Apr Dalla Palestina alla Sardegna per amore dello sport
Lo sport unisce, crea profondi legami di amicizia in virtù di un senso di partecipazione, inclusione e cittadinanza. Unisce non soltanto gli individui ma intere comunità. Dai campi per i rifugiati alle zone di guerra, alle periferie violente delle città. Lo sport può migliorare la vita quotidiana delle persone più bisognose assumendo anche una valenza fortemente sociale poiché contribuisce ad una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. È con questa premessa che l’Associazione Ponti non Muri ci racconta la sua storia e presenta i progetti che è possibile sostenere attraverso il crowdfunding sulla nostra piattaforma.
Come nasce L’Associazione Ponti non Muri?
Ponti non Muri nasce nel 2006 da un gruppo di amici e musicisti di Sassari, gli Humaniora, con la finalità di creare un ponte tra culture diverse attraverso il linguaggio universale della canzone.
Abbiamo scelto l’orfanotrofio La Crèche a Betlemme per dare inizio ad una serie di azioni con lo scopo principalmente di tipo culturale e formativo, rivolto ai bambini. Oggi questo orfanotrofio accoglie circa 120 bambini poveri o orfani dei territori palestinesi.
Dal 2014, dopo una quasi decennale esperienza di testimonianza diretta sulla situazione Palestinese abbiamo deciso da dare vita al progetto “Lo sport, un Ponte per la Palestina“.
Quali sono gli obiettivi che si prefigge?
Gli obiettivi dell’Associazione sono principalmente tre. In primis far conoscere i “muri”, reali o virtuali, esistenti tra le culture e sostenere coloro che di questi muri sono le vittime, dando una giusta e dovuta informazione, quella che non viene data nei normali mezzi di comunicazione. Vogliamo inoltre sensibilizzare il maggior numero possibile di persone perché sviluppino un forte desiderio di dedicare un po’ del loro tempo libero al volontariato in generale e in particolare all’orfanotrofio di Betlemme. E non ultimo, organizzare laboratori musicali per i bambini dell’orfanotrofio, con acquisto di giochi e strumenti musicali, attraverso il contributo di esperti di didattica della musica.
Con il progetto Lo Sport, un Ponte per la Palestina si sono aggiunti nuovi obiettivi, come:
- Sostenere la gioventù palestinese, dandogli speranza in un futuro migliore, futuro che loro stessi possono costruire nonostante le difficoltà di una vita sotto occupazione militare che dura da oltre 70 anni, con privazioni, rischi e sacrifici continui
- Aiutare questi ragazzi ad uscire dal muro di indifferenza e rassegnazione che li circonda
- Dare alla gioventù palestinese una speranza di crescita sana e di sostegno reciproco che solo lo sport può dare
- Consolidare il gemellaggio creato fra la squadra di atleti palestinesi Shabab Ariha e la squadra del CUS Sassari, per scambi culturali e confronto continuo
- Dare ai giovani sassaresi che entreranno in contatto con gli atleti palestinesi una nuova possibilità di crescita nella scoperta di una nuova cultura
- Far conoscere ai ragazzi palestinesi i saperi locali, la cultura e le tradizioni della Sardegna
- Abilità tecniche acquisite e da acquisire, al fine di poterle adattare, trasformare e “trasportare” nella propria terra perché possano usufruirne anche gli atleti più piccoli che si affacciano per la prima volta alla pratica sportiva
- Allargare l’ambito territoriale delle conoscenze reciproche, che ha avuto come fulcro la città di Sassari, alle altre realtà sarde e della Penisola
In cosa consiste il progetto “Lo Sport, un Ponte per la Palestina”?
Il progetto prevede l’organizzazione di stage di di atletica leggera, – quest’anno siamo alla quarta edizione – che si svolgerà a Sassari a settembre 2017, per la durata di 10 giorni, in collaborazione con la squadra di atletica leggera del CUS Sassari (Centro Universitario Sportivo) e con uno staff di allenatori che ha trentennale esperienza in questo campo (gli stessi che hanno allenato i ragazzi durante i precedenti appuntamenti: Elisabetta Pinna e Giorgio Fenu).
Allo stage parteciperanno 4 atleti: 2 ragazze e 2 ragazzi fra i migliori della squadra “I giovani di Gerico”, l’allenatore della società Nadi Shabab Ariha, un accompagnatore – traduttore dall’arabo all’italiano e dall’italiano all’arabo. Gli atleti, fra i 14 e i 20 anni, saranno diversi da coloro che hanno partecipato ai precedenti stage, per permettere anche ad altri elementi di vivere questa esperienza unica.
Il grande sogno è quello di allargare il progetto per costruire la prima pista d’atletica in Palestina. Progetto già scritto che ha bisogno “solo” di fondi e che presto proporremo al mondo là fuori.
Perché coinvolgere giovani ragazzi palestinesi a praticare uno sport come la corsa podistica e l’atletica leggera?
In realtà i giovani ai quali ci siamo rivolti erano già indirizzati all’atletica leggera, malgrado la carenza di strutture. Si allenano per le strade o su un campo di calcetto in erba sintetica e non hanno nemmeno materiali adatti. All’inizio del progetto abbiamo dato vita a una raccolta fondi per comprare a tutti le scarpette da ginnastica e le divise. Ma il progetto nasce per caso! A Sassari ogni anno si svolge una rassegna cinematografica dal titolo Visioni Solidali durante la quale ogni associazione presente nel territorio propone un film in tema con la propria attività. Nel 2012 Ponti Non Muri presentò Inshallah Bejiin.
Il film racconta di tutte le difficoltà che dovranno superare i tre protagonisti prima di arrivare in Cina per partecipare alle olimpiadi di Pechino. La maggiore sta nella loro Nazione, la Palestina, che ancora non esiste e che non ha i mezzi per supportarli. Ponti non Muri ha tra i propri componenti persone che hanno fatto atletica e fu un attimo per loro trovare i contatti con uno dei protagonisti del film Mamoon Baloo che oggi allena, appunto, i ragazzi di Gerico.
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